-Cos’è la dislessia, o meglio cosa non è? Semplicemente non è una malattia, non è una cosa che non ti permetterà di fare ciò che vuoi ed essere chi vuoi. Io l’ho sempre definito un modo di essere, un modo di pensare e soprattutto di vivere. Non vi starò a raccontare la storiella dei tanti dislessici che sono diventati famosi, ha un po’ rotto, è monotona e non aiuta chi ne ha bisogno. Su questo sito potrai ritrovarti nella storia di una ragazzo di 21 anni che per ora non ha fatto nulla ma sa come poter aiutare altri ragazzi come lui.
Ti premetto questa cosa, non sarà facile. Essere dislessici non è facile e soprattutto la scuola non è fatta per dislessici, tuo figlio avrà tante difficoltà e molti professori gli andranno contro. Ma sai che c’è? È la cosa migliore avere qualcuno contro.
Nelle dirette Instagram che ho fatto con gli amici di dsastudymaps abbiamo sempre ricevuto questa domanda. La cosa più importante è far capire a tuo figlio che essere dislessici non significa essere diversi, significa ragionare in modo diverso, la parte del nostro cervello rivolta alla creatività è più forte per un dislessico che per un normolettore.
Un altro aspetto è sostenerlo in tutte le sue scelte. Ovviamente un genitore vorrebbe che il proprio figlio facesse un determinato percorso di studi, per avere un lavoro ben retribuito per vivere in un determinato modo. Ma ha senso tutto ciò? Una cosa che ho imparato come figlio è che sbagliare fa bene a se stessi, non c’è nulla di sbagliato.
Personalmente mi sono diplomato al Liceo Linguistico e su 17 studenti, ma sola una fra di noi ha continuato un percorso basato sulle lingue. Quindi gli altri 16 hanno sbagliato indirizzo? Assolutamente no, le competenze acquisite al linguistico (capacità comunicative, capacità di parlare più lingue ecc.) le usiamo tutt’ora come competenze trasversali. Tre ragazze ora studiano medicina, altri fanno economia nelle sue sfaccettature e chi come me studia Web Marketing&Digital Communication (dipartimento di comunicazione).
Ciò che studia un ragazzo non sarà quello che farà per tutta la vita; in media una persona cambia 12 lavori nell’arco di una vita. Quindi perché demoralizzarsi se tuo figlio non diventa il primario di cardiochirurgia di un ospedale di New York? Ogni ragazzo ha le sue potenzialità, bisogna saperle trovare.
La cosa che caratterizza tutti i genitori è il dubbio se il proprio figlio sia o meno dislessico, ci sono i sospetti ma le conferme tardano ad arrivare visti i tempi lunghi delle ASL. Quali sono i 5 segnali principali quindi?
Detti anche DSA, sono 4 tipi di disturbi specifici che caratterizzano uno studente DSA:
Molto semplice, una parola 2 numeri: Legge 170/2010. Questa legge tutela i ragazzi DSA nello studio e riconosce la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia come disturbi specifici dell’apprendimento. Mi sono trovato anch’io in questa situazione, non è facile affrontare un insegnante chiuso mentalmente e convinto della sua idea.
Se c’è una diagnosi e un PDP, ci dev’essere il rispetto di quest’ultimo da ambo i lati (studente ed insegnanti). Gli step che consiglio sono
Il PDP è l’acronimo di Piano Didattico Personalizzato, un documento flessibile che dev’essere concordato da ambe le parti.
Essendo un documento flessibile viene aggiornato ogni anno ma può essere anche modificato durante lo stesso. Ottenere il PDP è abbastanza semplice, bisogna:
Nel comma 1 di questa legge incontriamo questa frase:
“fruire di appositi provvedimenti dispensativi e compensativi di flessibilità didattica nel corso dei cicli di istruzione e formazione e negli studi universitari.”
Ho spesso pensato a questa frase quando i docenti non hanno rispettato il mio PDP per ignoranza o per malafede. Ma cosa può fare un ragazzo che a suo tempo non era ancora maggiorenne? La questione sembra semplice ma non lo è, ricordare ai professori che esiste una legge non è facile ma a forza di insistere prima o poi capiranno, forse.
ESENZIONE DALLE PROVE SCRITTE
All’Art. 6, comma 5 del D.M. 12 luglio 2011, è possibile in corso d’anno dispensare l’alunno dalla valutazione nelle prove scritte e, in sede di esame di Stato, prevedere una prova orale sostitutiva di quella scritta
Personalmente mi ritrovo in questa parte della legge. All’università ho riscontrato questo problema, o meglio, è risultato evidente durante il periodo COVID e la DAD. Per correggere 100 prove scritte i professori ci mettevano tanto, per questo motivo alcuni di loro hanno preferito fare prove a risposta chiusa (V/F, risposta multipla).
Da un lato per un normolettore l’unica difficoltà che riscontra è quando due o più risposte hanno una veridicità molto alta e delle volte gli tocca tirare una moneta. Un DSA trova invece altre difficoltà, in un’esame ho perso parecchi punti perché non ho letto delle negazioni (non), non ho visto articoli o ho letto in ordine sbagliato le parole di un elenco, il professore si è messo a disposizione per una piccola integrazione conoscendo la mia diagnosi.
LINGUE STRANIERE
-Questo è un aspetto particolare, o meglio, è un’arma a doppio taglio. Lo studente DSA può richiedere l’esenzione dallo studio delle lingue straniere, essendo lo studio delle lingue più difficile per un DSA è un lato positivo ma c’è un problema.
-Lo studente che sceglie di optare per questa opzione potrà ottenere un diploma di terza media come tutti i suoi compagni ma non potrà ottenere quello di maturità, ottenendo solamente un attestato di credito formativo. Ciò penalizza lo studente nella sua carriera scolastica, lavorativa e sociale.
Beh, questo è un aspetto molto difficile. In seconda superiore il coordinatore di classe, l’unico di quella scuola che sapeva veramente cosa fosse la dislessia aveva proposto ai miei genitori di optare per la possibilità di registrare la lezione aggiungendo questo strumento compensativo al mio PDP. Dal momento che tutti noi della classe eravamo minorenni andava il conflitto con la privacy. Questo problema però fortunatamente all’università non si presenta.
Certo che sì, il font si chiama opendyslexic, un font adatto a chi ha disturbi specifici dell’apprendimento. Per esempio il libro di Andrea Delogu “Dove finiscono le parole” è stato scritto con questo font che ne facilita la lettura. Anche questo sito è stato scritto con lo stesso font, per aiutarvi nella lettura.